The “Metaphysical Question” in Contemporary Italian Musical Theater. A Case Study: Leggenda by Alessandro Solbiati
Graziella Seminara
Italian religious music of the twentieth and early twenty-first century presents a “problematic” approach to the theme of the sacred. This contribution aims to investigate how the “metaphysical question” is addressed in Alessandro Solbiati’s recent theatrical work Leggenda (2011), which is based on “The Legend of the Grand Inquisitor” from the fifth book of Dostoevsky’s The Brothers Karamazov. The intellectual, compositional, poetic, and aesthetic complexities posed by such an audacious literary choice constituted a formidable challenge for Solbiati. The composer stages the “dialogical conflict” between Ivan and Aljòša Karamazov with a stratification of different dramatic and space-time layers, conveying the unresolved ethical dilemmas of the Russian writer. At the same time, he places the work’s vast formal conception and linguistic complexity at the service of a rediscovered relationship with the listener, intertwining his link with “history” with compositional rigour and the experimental and speculative attitudes typical of structuralism. In this interplay between research and memory lies Solbiati’s personal response to the post-Webernian avant-garde and the postmodern aesthetics of our age.
La musica d’arte italiana di contenuto religioso del ventesimo e dell’inizio del ventunesimo secolo presenta alcune esperienze che si caratterizzano per un approccio “problematico” al tema del sacro. Scopo di questo contributo è quello di indagare come l’“interrogazione metafisica” è affrontata in una recente opera teatrale di Alessandro Solbiati, Leggenda (2011), ispirata alla “Leggenda del Grande Inquisitore” dal Libro V de I fratelli Karamazov di Dostoevskij. La complessità delle problematiche intellettuali, compositive, poetiche ed estetiche implicate da una scelta letteraria così audace ha costituito un eccezionale banco di prova per Solbiati, che — per trasmettere i dilemmi etici irrisolti avanzati dallo scrittore russo — ha messo in scena il “conflitto dialogico” tra Ivan and Aljòša Karamazov attraverso la stratificazione drammaturgica di differenti livelli spazio-temporali. Al tempo stesso egli ha posto la vastità della concezione formale dell’opera e la sua complessità linguistica al servizio di un ritrovato rapporto con l’ascoltatore, e ha intrecciato il proprio rinnovato legame con la “storia” con il rigore compositivo e l’attitudine sperimentale e speculativa propri dello strutturalismo. In questo gioco tra ricerca e memoria risiede la personale risposta di Solbiati all’avanguardia postweberniana e all’estetica postmodernista della nostra epoca.