Backstage Live. Opera and Obscene in the Visual Age
Nicolò Palazzetti (Università “Sapienza” di Roma)
Different origins have been proposed for the term “obscene”, such as “ill-omened” or “foul” (ob “in front of” + caenum “filth”). According to the Italian actor and director Carmelo Bene, however, “obscene” means “offstage”, or that which should be kept out of the public view, i.e., outside the scene. The etymological connection between “obscene” and “offstage”, affirmed by several scholars and philosophers, is probably fallacious. Nevertheless, a critical use of this notion can illuminate paradigms in the politics of visibility and the limits of representation in Western theatre. Opera is an excellent case study. Digital technologies and streaming media have changed not only the way we listen to operas, but have also impacted on our aesthetic and moral conceptions, blurring the divide between scene, screen and backstage. Both materially and symbolically, what happens “outside the scene” – including scene changes, the daily life of celebrities and divas and the technical roles working behind the scenes (from the prompter to the make-up artist) – is taking centre-stage through videos, live recordings and HD simulcasts and is proving to be an indispensable byplay of the marketing of opera (The Met: Live in HD is a textbook example). Backstage videos and interviews posted on the social media accounts of opera houses and performers are also increasingly popular and create new practices of moral censorship – as shown by the history of live broadcasts from the backstage at the Opening Night of La Scala.
Linking sociological considerations with different approaches from theatre studies and social media studies, I situate the relation between listening, new media and the obscene in a broader perspective, both spatially and historically, by drawing on my postdoctoral research on operatic audience in the digital age. The obscene and its spurious etymology allows us to consider the enhancement of the backstage in the visual age as a form of meta-theatre and to reassess the importance of the machinery, morality, economy, and intrinsic technological mediation of opera. As Pirandello has shown in his play Six Characters in Search of an Author, the obscene is not only a sort of voyeurism, but also an occasion to reflect on the philosophy of theatre
Differenti etimologie sono state proposte per il termine ‘osceno’, ad esempio ‘nefasto’ o ‘ripugnante’ (ob ‘davanti a’ + caenum ‘fango’). Secondo l’attore e regista italiano Carmelo Bene, invece, ‘osceno’ significherebbe ‘fuori scena’, ovvero ciò che deve essere tenuto fuori dalla vista del pubblico. La connessione etimologica tra ‘osceno’ e ‘fuori scena’, sostenuta da diversi studiosi e filosofi, è probabilmente spuria. Tuttavia, un utilizzo critico di questa nozione può illuminare alcuni dei paradigmi che informano la politica della visibilità e i limiti della rappresentazione nel teatro occidentale.
L’opera lirica è un ottimo caso di studio. Le tecnologie digitali e lo streaming audiovisivo hanno cambiato non solo il modo in cui ascoltiamo l’opera, ma hanno anche influito sulle nostre concezioni estetiche e morali, offuscando il divario tra scena, schermo e ‘backstage’. Sia materialmente che simbolicamente, ciò che accade ‘fuori dalla scena’ – compresi i cambi di scena, la vita privata di celebrità e dive, le attività di tecnici e maestranze (dal suggeritore al truccatore) – sta occupando il centro del palcoscenico attraverso registrazioni dal vivo e trasmissioni ad alta qualità e si rivela essere un indispensabile supporto al marketing dell’opera (The Met: Live in HD è un chiaro esempio di questo fenomeno). Anche i video e le immagini provenienti dal backstage postati negli account dei teatri d’opera e degli artisti sono sempre più popolari e creano nuove pratiche di censura morale, come dimostrato dalla storia delle trasmissioni in diretta dal backstage durante le serate inaugurali della Scala.
Nel mio articolo le considerazioni sociologiche si confrontano con gli approcci provenienti dagli studi teatrali e da quelli sui social media. Intendo infatti collocare la relazione tra visione, nuovi media e osceno in una prospettiva più ampia, sia dal punto di vista spaziale che storico, e per far ciò mi baso in particolare sulla mia ricerca postdottorale sul pubblico d’opera nell’era digitale. L’osceno e la sua pseudo-etimologia permettono di interpretare la valorizzazione del backstage nell’era visiva come un esempio di meta-teatro e di rivalutare l’importanza della moralità nelle forme di mediazione tecnologica intrinseche all’opera. Come ha dimostrato Pirandello nel suo capolavoro Sei personaggi in cerca d’autore, l’osceno non è solo voyeurismo, ma anche un’occasione per riflettere sulla filosofia del teatro.