Irene Maria Caraba (Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso)
The fourth Settimana Musicale Senese (1942) and the “revisionismo dell’antico”
Il Flaminio di G.B. Pergolesi – V. Mortari
The fourth “Settimana Musicale Senese” of 1942 was entirely dedicated to the figure of G.B. Pergolesi, «an insufficiently known musician» (as Count Chigi reports). According to the criteria that inspired the previous editions of the Settimana, the Accademia Chigiana wanted to propose a complex image of Pergolesi through the dissemination of little known works. Among these, Il Flaminio, commedeja pe’ mmuseca on a libretto by Gennaro Antonio Federico (1735) – revised for the occasion by Virgilio Mortari – revived the debate on the revisionism of antiquity, one of the liveliest in Italy at the time. By comparing the original work with the revised one, and reporting the debate in the press, this paper aims to analyse Mortari’s choices not from a philological perspective, but rather according to a criterion of historical aesthetic representativeness, that is, considering the ‘dialogical’ relationship between the music reviser and the audience on which revisionism and the diffusion of early music were based in the first half of the twentieth century.
La quarta Settimana Musicale Senese (1942) e il ‘revisionismo dell’antico’
Il Flaminio di G.B. Pergolesi – V. Mortari
La quarta Settimana Musicale Senese del 1942 fu interamente dedicata alla figura di G.B. Pergolesi, «musicista non sufficientemente conosciuto» (come riporta il conte Chigi) di cui l’Accademia Chigiana, in linea con i criteri che avevano ispirato le passate Settimane, volle proporre un’immagine articolata, divulgandone opere poco note. Tra queste, Il Flaminio, commedeja pe’ mmuseca su libretto di Gennaro Antonio Federico (1735), revisionato per l’occasione da Virgilio Mortari, rinvigorì un dibattito, quello del revisionismo dell’antico, tra i più vivi all’epoca in Italia. Confrontando l’opera originale con quella revisionata e riportando il dibattito sulla stampa, questa relazione si pone l’obiettivo di analizzare le scelte del revisore non in un’ottica filologica, quanto piuttosto secondo un criterio di rappresentatività storico estetica, ossia considerando il rapporto ‘dialogico’ tra revisore e pubblico su cui si fondò nella prima metà del Novecento il revisionismo e la divulgazione dell’antico.