L’idea civile della morte negli anni della Rivoluzione francese: la Marche lugubre di François-Joseph Gossec

Simone Caputo

The deaths of major figures of the French Revolution were not seen simply as moments of passing but marked the complete assimilation of their spirit into the collective consciousness of the people and the nation. They were understood as abstract entities, through their spiritual dimensions, effectively replacing traditional religious functions. The process of secularisation during the century of the Enlightenment had a significant impact on the custom of accompanying death with requiems, leading to a decrease in their production and, in some cases, changing the role of the funeral mass. The association of the funeral march with ceremonies honouring key figures of the French Revolution reflects this change and signals the shift of institutional reference from the Church to the nation. This placed the relationship with religion in a new context — a civic religion practised in the urban spaces of the city and revered as a source of moral strength. Analysing this phenomenon through the lens of François-Joseph Gossec’s Marche lugubre (which accompanied Mirabeau’s funerals in 1790, and the transfer of Voltaire’s remains to the Panthéon in 1791) reveals the multiple consequences of the secularisation of the funeral rite for the new civic understanding of death. It also allows us to assess the role of the funeral march in this process, characterised by the use of instruments with powerful acoustic effects such as brass and tam-tam.

La morte dei grandi uomini della Rivoluzione francese non fu celebrata come semplice momento di trapasso, ma significò la completa appropriazione del loro spirito da parte del popolo e dello stato, intesi quali entità astratte e perciò in grado di surrogare, in virtù della loro dimensione spirituale, le stesse funzioni religiose. Il processo di laicizzazione, in atto nel secolo dell’Illuminismo, ebbe un forte impatto in particolare sulla consuetudine di accompagnare il trapasso con requiem, non solo determinandone la scarsa produzione, ma anche trasformando in alcuni casi il ruolo stesso della messa funebre. L’associazione della marcia funebre a cerimonie di grandi uomini della Rivoluzione rappresenta il riscontro musicale a questo processo: marcando il passaggio del riferimento istituzionale dalla chiesa alla nazione, la marcia funebre situa il rapporto con la religione in altri termini, quelli di una religione della nazione, che ha luogo negli spazi di risonanza delle strade della città, e che si pone come ideale da venerare in quanto ispiratore di forza morale. Osservare il fenomeno attraverso le lenti della Marche lugubre di François-Joseph Gossec (che accompagnò i funerali di Mirabeau, 1790, e la traslazione dei resti di Voltaire al Panthéon, 1791) consente di evidenziare i diversi esiti del processo di laicizzazione del rito funebre in relazione alla mutata idea civile della morte, e di valutare il ruolo che in tale processo ebbe la marcia funebre, caratterizzata dalla presenza di strumenti di forte impatto acustico, quali ad esempio ottoni e tam-tam.