Re-Envisaging Film as Musicalized Painting: Walter Ruttmann and the Absolute Film Movement
Henry Balme (Yale University)
My paper investigates the anxieties surrounding the music-image relationship in cinema during the late silent era in Germany. In the early years of the Weimar Republic, avant-garde painter and graphic designer Walter Ruttmann explored film as a new medium for visual artists. He posited hand-drawn animation as the necessary next step in the development of abstract painting. Ruttmann completed his first film, Lichtspiel Opus I, in 1921. It premiered in a Frankfurt cinema with a live performance of an original score by Max Butting. Yet, for his subsequent three abstract films, Ruttmann commissioned no music (Opp. II–IV, 1922-25). He seemingly faced an aesthetic dilemma: did the temporal (read: rhythmic) nature of the filmic medium render live music obsolete?
In my paper, I address this central problem of the “absolute film” movement, a label invented in 1925 to refer to Ruttmann’s films and abstract animation more generally. Filmmakers Hans Richter and Viking Eggeling, for example, stressed the genre’s autonomy and self-sufficiency by associating it with the non-referential aesthetics of abstract painting and absolute music. Critic Bernhard Diebold, on the other hand, viewed cinema as an audiovisual medium, whose artistic potential lay in its capacity to combine different media. In other words, a tension arose between medium-specificity, on the one hand, and multimodality, on the other. I address this impasse by analyzing and juxtaposing the audiovisual Opus I and the silent Opus IV by Ruttmann (DVD, 2008) and drawing on a number of reviews by art and film critics of the Weimar era such as Adolf Behne, Bernhard Diebold, and Hans Pander (published in Kiening and Adol, 2012). In doing so, I hope to raise broader questions surrounding the historical relationship of music and image germane to the conference theme.
La relazione esamina alcuni aspetti problematici del rapporto tra musica e immagine nell’ultima fase del cinema muto in Germania. Nei primi anni della Repubblica di Weimar, il pittore e grafico d’avanguardia Walter Ruttmann cominciò a esplorare le potenzialità del film come nuovo medium per gli artisti visivi, nell’idea che la pittura astratta dovesse necessariamente confrontarsi con il disegno animato per poter conseguire nuovi sviluppi. Il suo primo film Lichtspiel Opus I (1921) debuttò in un cinema di Francoforte, con l’esecuzione dal vivo di una colonna sonora originale composta da Max Butting. Tuttavia, per i successivi tre film astratti (Opp. II–IV; 1922-25) Ruttmann non commissionò alcuna musica. Una scelta condotta, probabilmente, sulla scia di un dilemma estetico: la natura temporale (leggi: ritmica) del mezzo filmico ha reso obsoleta la musica dal vivo?
La questione assume un rilevo centrale nel caso del “film assoluto”, un’etichetta coniata nel 1925 per riferirsi ai film di Ruttmann, e più in generale all’animazione astratta. I registi Hans Richter e Viking Eggeling, ad esempio, hanno sottolineato l’autonomia e l’autosufficienza di questo genere associandolo all’estetica non referenziale della pittura astratta e della musica assoluta. Sul fronte opposto, il critico Bernhard Diebold considerava invece il cinema come un mezzo audio-visivo, il cui potenziale artistico risiede proprio nella sua capacità di combinare media diversi. In altre parole, emerse un forte contrasto tra chi sosteneva la specificità del medium e chi invece intendeva valorizzare la sua multimodalità. La relazione affronta questa impasse attraverso un’analisi comparata di due film di Ruttmann, il sonoro Opus I e il muto Opus IV (DVD, 2008), attingendo a una serie di recensioni di critici d’arte e cinematografici dell’era di Weimar come Adolf Behne, Bernhard Diebold e Hans Pander (in Kiening & Adol, 2012). Obiettivo ultimo di questa analisi è avviare un percorso di riflessione di ampio respiro sul rapporto tra musica e immagine in prospettiva storica.