La musica e le immagini, come l’atto del vedere e dell’ascoltare, sono sempre stati legati in modo indissolubile. La tendenza a concepire la musica come una dimensione autonoma e autosufficiente, che si è via via consolidata in alcuni momenti storici della cultura occidentale, ha cercato di arginare la portata di una componente visiva che tuttavia è sempre ben presente nell’atto di ascolto.
La questione ha assunto particolare rilievo negli ultimi decenni, segnati dall’avvento di una visualità sempre più pervasiva. Dallo sviluppo della tecnologia alla diffusione dei social media, fino agli effetti speciali, la dimensione visiva ha assunto una centralità pressoché assoluta nell’esperienza del quotidiano, come mai prima d’ora.
Come si riflette tutto questo nella cultura musicale? In che modo la concretezza sonora della musica interagisce con la materialità degli oggetti visivi, condizionando in modo sempre più incisivo l’esperienza dell’ascolto e della performance? E soprattutto, quali sono le categorie interpretative che possono aiutarci a comprendere le relazioni fra il dominio musicale e quello visivo? E in che misura la pervasività del visivo esercita un impatto anche sugli attuali processi di riconfigurazione delle diverse tradizioni musicali, dalla musica classica occidentale alla world music, dal jazz alla musica pop, dalle tradizioni popolari all’opera?
Il convegno Re-envisaging Music: Listening in the Visual Age intende dar voce a questi interrogativi, esplorando diversi aspetti dell’esperienza musicale contemporanea alla luce della crescente centralità della dimensione visiva. Il convegno si articola in cinque sessioni, in cui vengono affrontati i seguenti temi: la dimensione della spettatorialità; il rapporto tra musica e spazi della performance; il ruolo della corporalità nell’esperienza di ascolto e nella performance; l’impatto del visivo sulla riconfigurazione delle tradizioni musicali; il rapporto tra musica e immagini in movimento.