Stefano Jacoviello
Pizzetti Classico Contemporaneo
Apertamente ostile alle sperimentazioni delle avanguardie, Pizzetti viene spesso giudicato un passatista. Eppure molta della sua musica, soprattutto quella corale, suona inaspettatamente attuale al pubblico del XXI secolo. Fra il recupero del sapere musicale greco-latino, lo studio delle fonti medioevali e il ritorno al gregoriano nella liturgia Cattolica – tendenze ampiamente presenti nel panorama musicale di primo Novecento – Pizzetti si è mosso in maniera originale costruendo l’immagine sonora del passato e misurandone esteticamente la distanza dal presente, per farle assumere la forma attuale della memoria culturale, da trasmettere proiettandola al futuro. I dispositivi discorsivi elaborati da Pizzetti dotano le figure musicali di uno spessore diacronico che produce una dimensione temporale stratificata, costringendo l’ascoltatore a riorientarsi continuamente nel fluire ordinato del tempo musicale. La Messa di Requiem (1923) offre il campo di analisi per rilevare questi procedimenti e descrivere l’efficacia dei dispositivi del discorso musicale funzionali all’anacronismo dell’ascolto.
Se le forme dell’ascolto sembrano rappresentare per Pizzetti il problema artistico principale, il procedimento che lui ha scelto di attuare per risolverlo può essere associato alla produzione del “sound”, processo tipico dell’industria musicale. Ma la riflessione sul tempo, il suo peculiare modo di richiamarsi alla classicità, il moderno atteggiamento di mediazione fra diverse epoche, spinge a considerare Pizzetti come un possibile riferimento per riformulare la categoria di “classico contemporaneo” nei termini di una teoria formale dell’arte, contro l’etichetta attualmente in uso sul mercato delle produzioni musicali.
Because of his overt contrast to avant-garde experimentations, Pizzetti is very often considered conservative. Yet, much of his music, particularly the choral compositions, sounds unexpectedly contemporary to the twentieth-first century audience. Immersed in the musical trends of the early twentieth-century – recovery of Greek-Latin musical knowledge, the study of medieval sources and the revival of Gregorian chant in the Catholic liturgy – Pizzetti was able to create an image of the past sound world, which maintained the aesthetic distance from the present whilst becoming a cultural memory to be projected into the future. In Pizzetti’s music discourse the musical figures have a diachronic depth which produces a multi-layered temporal dimension, forcing the listeners to change continuously their focus through the temporal music flow. As a case study, the Requiem Mass (1923) will allow us to analyse these procedures and to describe their effectiveness within the anachronism of listening. If the forms of listening seem to represent Pizzetti’s main artistic problem, it can be argued that his solution can be associated to a process typical of the musical industry, that is the production of “sound”. Nevertheless, Pizzetti’s reflection about time, his peculiar way of referring to classicism, the modern attitude of mediation between different ages, leads to consider the Italian composer as a possible reference point to reformulate the category of “contemporary classic” in terms of a formal theory of art, against the label that is used to identify certain products in the current music marketing.