Francesco Fontanelli
«Non posso, non devo, non voglio». Il Maestro Pizzetti nella “lega” dei modernisti
Il saggio ricostruisce il profilo artistico e ideologico di Ildebrando Pizzetti nel quindicennio 1910-25, quando i membri della cosiddetta “generazione dell’Ottanta” si impegnavano ad attuare il loro programma di rinnovamento della musica italiana. Attraverso l’analisi di carteggi inediti, conservati nel Fondo Pizzetti dell’Istituto Treccani, si fa luce sulla visione del compositore parmense e sulle contraddizioni del gruppo: mentre Malipiero sogna una “lega” di giovani musicisti, che avanzi compatta e battagliera, l’autore di Fedra sceglie la via di un disincantato individualismo e, in uno scritto dal titolo La «Senzatetto», esprime la propria sfiducia verso le strategie della militanza culturale. Tali divergenze esploderanno con l’entrata in scena di Alfredo Casella, rivelando un contrasto più profondo, che coinvolge il piano delle tecniche compositive e delle estetiche di riferimento. La seconda parte del saggio ripercorre la storia poco nota della presenza pizzettiana nella Società Nazionale di Musica, dall’adesione titubante, quasi forzata, fino al rifiuto di ogni collaborazione con i colleghi, tacciati di futurismo. Accanto alla disamina dei motivi di attrito fra Casella e Pizzetti, viene suggerita una prospettiva critica che evidenzia le analogie tra i due compositori: facendo propria la lezione del vociano Bastianelli, entrambi condividono un rapporto problematico con la modernità musicale, che oscilla tra apertura e reazione identitaria.
The essay traces the artistic and ideological profile of Ildebrando Pizzetti in the years between 1910 and 1925, as the members of the so-called “generazione dell’Ottanta” undertook to carry out their program for the renewal of Italian music. Through close reading of unpublished correspondences, preserved in the Pizzetti Archive of the Istituto Treccani, it is possible to shed light on the composer’s thought and the contradictions of the group: whilst Malipiero dreams of a “league” of young musicians, which advances compact and combative, the author of Fedra chooses the path of a disenchanted individualism and, in a paper entitled La «Senzatetto» (The homeless), expresses his distrust towards the strategies of cultural activism. These divergences will break out with the arrival of Alfredo Casella, revealing a deeper contrast, which involves the plane of compositional techniques and the corresponding aesthetics. The second part of the essay tracks down the presence of Pizzetti within the Società Nazionale di Musica, from the hesitant, almost forced, adhesion, to the refusal of any collaboration with colleagues, who were accused of futurism. Beside the examination of the reasons of friction between Casella and Pizzetti, a critical perspective that highlights the similar background of the two composers is nonetheless suggested: supporting the view of the Vocian thinker Bastianelli, they both share a problematic relationship with musical modernity, which oscillates between openness and conservative reaction.